lunedì 6 novembre 2017

Bianca Maria Scapardone, una femme fatale rinascimentale



Santa Caterina o la contessa di Challant
Prima di continuare con la chiesa di San Maurizio, introdurrò un personaggio coinvolto nella storia di questa chiesa e con la famiglia Bentivoglio (i maggiori contributori alle decorazioni interne). La tradizione vuole che nella cappella di santa Caterina, dove è rappresentata la santa nel momento della sua decapitazione, si possano riconoscere i tratti di una donna che ne condivide la sorte: Bianca Maria Scapardone, contessa di Challant e femme fatale del rinascimento milanese.

Questa era nata attorno al 1500 nel Monferrato da una ricca famiglia e si era sposata giovanissima con Ermes Visconti, membro di un ramo cadetto della dinastia; si trasferisce perciò a Milano, dove entra con grandissimo sfarzo in una carrozza dorata dono del cognato Francesco. È straordinariamente bella e vivace (in più il padre muore pochi mesi dopo, lasciandole un patrimonio ancora più
vasto di prima) e non tarda ad entrare nella cerchia dei Bentivoglio, fedeli agli Sforza che hanno da poco cacciato dalla città i Francesi. Questi però tornano con Francesco I e giustiziano nel 1519, fra i vari nemici, anche Ermes; Bianca Maria, ancora giovane e ricchissima, torna nella sua Casale dove sposa nel 1522 Renato conte di Challant e si trasferisce ad Ivrea. Il matrimonio è però piagato da litigi: la neocontessa di Challant non trova la Savoia stimolante e non apprezza la politica filofrancese del marito, quindi va a Pavia da un parente mentre Renato è impegnato in una campagna militare. A Pavia conduce una vita sfarzosa e sfrenata e ben presto prende come amante il conte di Masino, Ardizzino Valperga. Dopo un anno, però, Bianca Maria torna a Casale e conosce un altro conte, Roberto Sanseverino di Caiazzo, con cui avrà una nuova relazione. Questi è un cortigiano dell’imperatore Carlo V, che fa del ducato di Milano (governato dall’ultimo degli Sforza, Francesco Maria) un suo protettorato e i due tornano perciò nella capitale. L’ex amante Ardizzino decide di vendicarsi dell’abbandono e comincia a diffondere le peggiori storie sul conto di Bianca Maria, che nel frattempo chiede invano a Roberto di uccidere il calunniatore. Sarà l’ennesimo amante, il cortigiano spagnolo Pietro Cardona, che commette il delitto; Ardizzino e il fratello vengono uccisi, ma i sospetti di Roberto portano a far processare la contessa di Challant, che viene decapitata il 20 ottobre 1526 sul rivellino del Castello Sforzesco. Ancora oggi si dice che il suo fantasma senza testa infesti il castello.

La vicenda ha grande rilievo nelle discussioni dell’epoca, tanto che Matteo Bandello le dedica una novella e ci dice che Bernardino Luini dipinge le fattezze della contessa all’interno di San Maurizio. Vale la pena ricordare che entrambi la avevano conosciuta nei salotti di Ippolita Sforza Bentivoglio, alla quale Bandello dedica le sue Novelle. La storia viene ripresa nel 1891 anche da Giuseppe Giacosa (librettista di Puccini) nel suo dramma La Signora di Challant, in cui Eleonora Duse interpreta Bianca Maria.

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