martedì 17 gennaio 2017

L'anfiteatro e la San Lorenzo romana



Chi non conosce le Colonne di San Lorenzo? Sono uno dei monumenti più antichi ancora in loco a Milano, ma non certo l’unico nel quartiere di Porta Ticinese. Chi sa invece dove sono l’anfiteatro romano e la cappella di Sant’Aquilino?
L’arena (in, beh, via Arena, ma si accede dall’antiquarium di via De Amicis) risale alla prima metà del I secolo d.C. e sorgeva poco fuori dalle mura di Mediolanum per evitare che il traffico e gli schiamazzi recassero eccessivo disturbo alla città. Secondo le ricostruzioni doveva essere la più grande d’Italia dopo il Colosseo e quella di Capua, ma oggi è davvero difficile notarlo. In origine misurava poco meno di
40 metri di altezza e formava un’ellisse di 155x125 metri, di poco superiore a quella dell’arena di Verona, e poteva ospitare circa 20.000 spettatori. Per il trasporto di tutta la pietra necessaria venne deviato un canale dalla Vettabbia e, a partire dal IV secolo, iniziò il processo di smantellamento per recuperare la preziosa pietra ed evitare che l’edificio divenisse una fortezza in quell’epoca di grande instabilità politica. I suoi resti sussistono, oltre a quelli visibili nel parco a loro edicati, nelle fondamenta delle basiliche di Sant’Eustorgio, San Lorenzo e porzioni della muraglia romana.

San Lorenzo, edificata alla fine del IV secolo, è una sorta di puzzle composto da pezzi di varie epoche. Le famose 16 colonne provengono da un grande edificio pubblico sconosciuto, risalente al II secolo, e formano il lato esterno della piazzetta (in precedenza porticata) di San Lorenzo almeno dal V secolo. Sull’arco orientato verso il centro città è stata incastonata un’iscrizione dedicatoria a Lucio Vero, imperatore assieme al fratello Marco Aurelio, ritrovata nel 1605.

La maggior parte della basilica attuale è moderna, ma camminando verso la cappella di Sant’Aquilino si possono notare alcuni capitelli collocati a testa in giù per fare da base ad alcune colonne sui pilastri principali. Il portale marmoreo che fa da ingresso alla cappella è stato reimpiegato da un altro edificio del I secolo ed è decorato da curiosi rilievi raffiguranti otto divinità su carri da corsa e motivi vegetali. Oggi la cappella risulta molto semplice e spoglia, ma alcuni mosaici tradiscono l’opulenza che vi regnava una volta. Le sue tessere dorate sono uno dei più antichi esempi di tale tecnica (la cappella precede di pochi anni i meravigliosi complessi ravennati) e all’epoca della sua costruzione le pareti erano completamente rivestite di mosaici e marmi colorati. Proprio questa ricchezza e il sarcofago in marmo proconnesio (detto “di Galla Placidia” e riscolpito con motivi cristiani) all’interno della cappella fanno pensare che questa sia stata in origine il mausoleo imperiale di Teodosio I o di un suo familiare. Dietro il reliquiario barocco di sant’Aquilino si accede al sotterraneo, dove si possono osservare le diverse tipologie di blocchi dell’anfiteatro usati per le fondamenta della cappella.
Capitello ribaltato


Il bel portale di ingresso

Resti di mosaici sulle pareti

Un Cristo imberbe consegna la legge agli apostoli

Ratto di Elia, nell'iconografia del Sol Invictus

Il sarcofago del III secolo, "cristianizzato" nel VI

Le fondamenta; notare i vari tipi di blocchi

Infine nell’altra cappella tardoromana, quella di sant’Ippolito, restano quattro colonne romane in marmo numidico mentre, delle quattro torri campanarie visibili all’esterno, quella di nordest è la meno alterata da rifacimenti.
La torre meglio conservata

Approfondimenti

Immagini di Mediolanum

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