L'intricato stemma dei Borromeo Arese |
Non posso parlare della prossima visita senza prima
presentare i protagonisti che hanno costruito quella parte di Milano: i
Borromeo.
Questi erano banchieri e mercanti toscani che si trasferirono nella seconda metà del Trecento in Norditalia, dove l’ultimo Visconti, Filippo Maria, nominò nel 1445 Vitaliano conte di Arona (oggi sul Lago Maggiore ma all’epoca parte del ducato milanese). Vitaliano contribuì, alla morte del Visconti due anni dopo, a proclamare il ritorno al regime comunale con l’Aurea Repubblica Ambrosiana e ne divenne uno dei capitani, pur sostenendo in seguito il condottiero Francesco Sforza che, essendo sposato con la figlia illegittima del defunto duca, decise di rivendicare il ducato. Il figlio di Vitaliano, Filippo, si vide confermare nel 1450 tutti i titoli e le proprietà dal nuovo duca. Col tempo i domini sul Lago Maggiore si ingrandirono fino a creare una enorme continuità territoriale nota informalmente come Stato Borromeo, con tesori come le Isole Borromee e la rocca di Angera ancora proprietà della famiglia. Altri edifici borromei a Milano erano il palazzo Borromeo nell'omonima piazza assieme a moltissimi altri edifici circostanti e la residenza estiva a Peschiera (alla presenza di questo castello si deve il nome postunitario di Peschiera Borromeo, per distinguarlo da altri insediamenti omonimi). La famiglia diede poi, anche attraverso riuscite alleanze matrimoniali (tra cui quella con i potenti Arese e con un ramo cadetto dei Visconti), importantissime figure politiche, militari e religiose come san Carlo, uno dei fautori della Controriforma e costruttore delle varie croci votive ancora presenti in giro per la città (erette durante la cosiddetta peste di san Carlo), o il cugino Federico di manzoniana memoria, fondatore della Biblioteca Ambrosiana (con la sua Pinacoteca) non lontana dal complesso palaziale di loro proprietà. Giberto VII venne poi nominato principe da Vittorio Emanuele III nel 1916.
I simboli (o, più propriamente, “imprese”) più
famosi della famiglia sono il motto Humilitas,
scritto in caratteri gotici e sormontato da una corona da marchese; poi ci sono
i cosiddetti anelli borromei, tre cerchi collegati in modo che, se uno solo
viene tolto, anche gli altri due si separano; gli ultimi che ci interessano
sono il cedro e infine il cammello nella cesta, simbolo di pazienza.
Nessun commento:
Posta un commento