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Cappella dei Magi, corteo con Medici e Sforza |
È il 1435 quando Francesco Sforza, il più dotato dei capitani di
ventura al soldo del duca Filippo Maria Visconti, fa un voltafaccia come tanti
del mestiere: senza questo la storia avrebbe preso un corso molto diverso,
perché a Firenze lo Sforza si fece un amico potente ed insperato in Cosimo de’
Medici. Giostrandosi fra l’ex datore di lavoro e l’alleanza antimilanese
capeggiata da Venezia e Firenze, Francesco ottiene il matrimonio di Bianca Maria
Visconti, figlia di Filippo Maria, e ottiene l’alleanza di Firenze contro la
Serenissima con la quale aveva cominciato una nuova rivalità. Nel 1450
finalmente Francesco Sforza diventa duca di Milano e ricompensa ampiamente
Cosimo: nel 1952 i Medici aprono
una filiale del Banco Mediceo in città, nell’attuale
via Bossi, che finanzier
à le costosissime attivit
à
sforzesche cercando di legare economicamente e culturalmente il ducato a
Firenze. Pigello Portinari ne diventa il direttore e porta il rinascimento
fiorentino a Milano: questi commissiona la cappella Portinari e il Palazzo del
Banco, l’architettura dei quali ispira molti nuovi edifici milanesi, fra i
quali la Ca’ Granda, Palazzo Fontana Silvestri e la perduta Casa Marliani.
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La facciata dal Trattato del Filarete |
Il Palazzo del Banco è opera del Filarete (che ne parla nel suo Trattato), arrivato a Milano con l’onda
rinascimentale; di questo splendido edificio ormai non rimangono che un disegno
del Filarete stesso, mentre al Castello Sforzesco ci sono il portale d’ingresso
(forse di Giovanni Antonio Amadeo) e alcuni dei tondi in terracotta sulla facciata.
Degli affreschi del Foppa invece non vi è più traccia se non qualche foto e un
frammento alla Wallace Collection di Londra. Il palazzo, dal cui studio si amministrativa
la banca nel ducato, aveva un cortile circondato da stanze, magazzini e granai
per la merce, saloni con volte cassettonate e affrescate e infine un giardino
sul retro. Purtroppo l’edificio è stato ristrutturato nel'Ottocento, anche se nel
cortile sopravvive qualche tratto di muro in finto bugnato e alcuni finestroni gotici. Il portale negli anni subirà una serie di spostamenti: i Valtorta, proprietari dell'edificio, lo vendono assieme ai medaglioni e all'affresco di Cicerone a Giuseppe Baslini e il comune riesce ad acquistare il grosso dei manufatti. Il portale farà da accesso all'ala sinistra della corte ducale del Castello Sforzesco per poi essere spostato all'interno nel dopoguerra.
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Il portale, al Castello Sforzesco |
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I medaglioni, sempre al Castello Sforzesco |
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Il soffitto originario del portico |
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Ricostruzione del cortile rinascimentale |
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Il giovane Cicerone che legge, ora a Londra |
I rapporti fra Sforza e Medici continuano cordialmente con i discendenti
di Francesco e Cosimo: Ludovico il Moro e Lorenzo il Magnifico. Quest'ultimo riceve
in dono dal Moro nel 1486 un palazzo oggi all’angolo fra via Terraggio e corso Magenta e
un altro in via San Maurilio, di cui non si sa quasi nulla. Anche se non vi
risiederà mai e non lo porterà a termine, Lorenzo de’ Medici fa ristrutturare l'edificio di corso Magenta, che presenta una
corte porticata a U con in fondo una sequenza di nicchie mentre all’esterno c’era
una curiosa combinazione di fregi in cotto, bugnato e scudi in rilievo (perduta
nel 1900, quando il palazzo diventa una casa di ringhiera). L’ambiente più notevole del complesso è la grande sala, lunga più di
37 metri e alta 8, oggi parte del Nuovo Cinema Orchidea, per ora abbandonato.
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Parte delle colonne del portico |
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Le nicchie nel muro in fondo alla corte |
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La grande sala |
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Resti del bugnato sul lato ovest |
Dall’ingresso al 5 di via Terraggio si possono visitare gli
omonimi giardini, resti di quelli annessi al palazzo mediceo e nei quali si
possono apprezzare con calma alcuni elementi del muro laterale di Palazzo Medici.
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Il giardino di via Terraggio con le finestre medicee |
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