venerdì 22 dicembre 2017

L'impronta dei Medici a Milano



Cappella dei Magi, corteo con Medici e Sforza
È il 1435 quando Francesco Sforza, il più dotato dei capitani di ventura al soldo del duca Filippo Maria Visconti, fa un voltafaccia come tanti del mestiere: senza questo la storia avrebbe preso un corso molto diverso, perché a Firenze lo Sforza si fece un amico potente ed insperato in Cosimo de’ Medici. Giostrandosi fra l’ex datore di lavoro e l’alleanza antimilanese capeggiata da Venezia e Firenze, Francesco ottiene il matrimonio di Bianca Maria Visconti, figlia di Filippo Maria, e ottiene l’alleanza di Firenze contro la Serenissima con la quale aveva cominciato una nuova rivalità. Nel 1450 finalmente Francesco Sforza diventa duca di Milano e ricompensa ampiamente Cosimo: nel 1952 i Medici aprono
una filiale del Banco Mediceo in città, nell’attuale via Bossi, che finanzierà le costosissime attività sforzesche cercando di legare economicamente e culturalmente il ducato a Firenze. Pigello Portinari ne diventa il direttore e porta il rinascimento fiorentino a Milano: questi commissiona la cappella Portinari e il Palazzo del Banco, l’architettura dei quali ispira molti nuovi edifici milanesi, fra i quali la Ca’ Granda, Palazzo Fontana Silvestri e la perduta Casa Marliani.

La facciata dal Trattato del Filarete
Il Palazzo del Banco è opera del Filarete (che ne parla nel suo Trattato), arrivato a Milano con l’onda rinascimentale; di questo splendido edificio ormai non rimangono che un disegno del Filarete stesso, mentre al Castello Sforzesco ci sono il portale d’ingresso (forse di Giovanni Antonio Amadeo) e alcuni dei tondi in terracotta sulla facciata. Degli affreschi del Foppa invece non vi è più traccia se non qualche foto e un frammento alla Wallace Collection di Londra. Il palazzo, dal cui studio si amministrativa la banca nel ducato, aveva un cortile circondato da stanze, magazzini e granai per la merce, saloni con volte cassettonate e affrescate e infine un giardino sul retro. Purtroppo l’edificio è stato ristrutturato nel'Ottocento, anche se nel cortile sopravvive qualche tratto di muro in finto bugnato e alcuni finestroni gotici. Il portale negli anni subirà una serie di spostamenti: i Valtorta, proprietari dell'edificio, lo vendono assieme ai medaglioni e all'affresco di Cicerone a Giuseppe Baslini e il comune riesce ad acquistare il grosso dei manufatti. Il portale farà da accesso all'ala sinistra della corte ducale del Castello Sforzesco per poi essere spostato all'interno nel dopoguerra.

Il portale, al Castello Sforzesco

I medaglioni, sempre al Castello Sforzesco


 
Il soffitto originario del portico
Ricostruzione del cortile rinascimentale

Il giovane Cicerone che legge, ora a Londra

I rapporti fra Sforza e Medici continuano cordialmente con i discendenti di Francesco e Cosimo: Ludovico il Moro e Lorenzo il Magnifico. Quest'ultimo riceve in dono dal Moro nel 1486 un palazzo oggi all’angolo fra via Terraggio e corso Magenta e un altro in via San Maurilio, di cui non si sa quasi nulla. Anche se non vi risiederà mai e non lo porterà a termine, Lorenzo de’ Medici fa ristrutturare l'edificio di corso Magenta, che presenta una corte porticata a U con in fondo una sequenza di nicchie mentre all’esterno c’era una curiosa combinazione di fregi in cotto, bugnato e scudi in rilievo (perduta nel 1900, quando il palazzo diventa una casa di ringhiera). L’ambiente più notevole del complesso è la grande sala, lunga più di 37 metri e alta 8, oggi parte del Nuovo Cinema Orchidea, per ora abbandonato.

Parte delle colonne del portico

Le nicchie nel muro in fondo alla corte

La grande sala

Resti del bugnato sul lato ovest

Dall’ingresso al 5 di via Terraggio si possono visitare gli omonimi giardini, resti di quelli annessi al palazzo mediceo e nei quali si possono apprezzare con calma alcuni elementi del muro laterale di Palazzo Medici.

Il giardino di via Terraggio con le finestre medicee

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