Passeggiando lungo via Torino si incontra quella
riuscitissima combinazione di barocco e neoclassicismo che è la chiesa di San
Giorgio al Palazzo.
La leggenda vuole che il primo nucleo fosse stato fondato dal vescovo Anatalone sopra un vecchio tempio di Mercurio, nei pressi del palazzo imperiale (a cui si riferisce il nome attuale della chiesa), ma la storia racconta che fu san Natale a metà dell’VIII secolo a creare la prima chiesa. L’edificio
venne ricostruito in stile romanico nella prima metà del XII secolo, mentre gli interni barocchi visibili ancora oggi furono completamente rifatti all’inizio del Seicento da Francesco Maria Richini. Un secolo dopo Francesco Croce completò la facciata, prima molto spoglia, in stile barocco e il secolo successivo Luigi Cagnola ristrutturò buona parte degli interni in stile neoclassico, mentre Alfonso Parrocchetti concluse con la profonda abside, la cupola ed il campanile che oggi svettano con grazia sul complesso.
La chiesa nel suo aspetto settecentesco |
Fra i capolavori all’interno della chiesa si devono citare,
nella navata destra, la cappella di san Gerolamo con all’interno la tela
cinquecentesca di Gaudenzio Ferrari che rappresenta il santo in penitenza.
Nella terza cappella è incastonato il magnifico Ciclo della Passione di
Bernardino Luini del 1516. Esso è composto di quattro tavole sormontate dall’affresco
della Crocifissione; al centro c’è un Compianto, circondato dalla Fustigazione,
l’Incoronazione di spine e l’Ecce Homo. Anche le altre cappelle hanno, però, la
loro bellezza.
La cappella di san Gerolamo |
Cappella della Passione |
Nella navata sinistra, la cappella di sant’Antonio da Padova, con la statua lignea del santo risalente al Seicento e, a terra, l’unica lastra tombale della chiesa (ma anche il vescovo san Natale e santa Latina riposano nella chiesa); risale al 1768 e vi giace Isabella Serbelloni, figlia di Antonio, conte della Corte di Dovera.
La cappella della Madonna, con l’ottocentesco simulacro di
Antonio Tantardini.
La tela in fonda alla cappella di san Carlo raffigura l’omonimo
santo che offre la comunione a san Luigi Gonzaga ed è opera di Giuseppe Sogni,
allievo di Hayez. Il quadro seicentesco sul muro sinistro è per celebrare la fine della peste di san Carlo, di Angelo Galli, mentre quello sul lato destro rappresenta la Madonna del Rosario ed è di Daniele Crespi, su disegno del Cerauno (lo zio).
San Carlo ottiene la cessazione della peste |
Madonna del Rosario |
Sui pilastri che si affacciano sul presbiterio ci sono ancora i capitelli delle vecchie colonne romaniche. Altri resti delle colonne dell’epoca si intravedono ai lati del portale d’ingresso.
Nessun commento:
Posta un commento