giovedì 9 febbraio 2017

San Giorgio al Palazzo: una sede del potere



Passeggiando lungo via Torino si incontra quella riuscitissima combinazione di barocco e neoclassicismo che è la chiesa di San Giorgio al Palazzo.


La leggenda vuole che il primo nucleo fosse stato fondato dal vescovo Anatalone sopra un vecchio tempio di Mercurio, nei pressi del palazzo imperiale (a cui si riferisce il nome attuale della chiesa), ma la storia racconta che fu san Natale a metà dell’VIII secolo a creare la prima chiesa. L’edificio
venne ricostruito in stile romanico nella prima metà del XII secolo, mentre gli interni barocchi visibili ancora oggi furono completamente rifatti all’inizio del Seicento da Francesco Maria Richini. Un secolo dopo Francesco Croce completò la facciata, prima molto spoglia, in stile barocco e il secolo successivo Luigi Cagnola ristrutturò buona parte degli interni in stile neoclassico, mentre Alfonso Parrocchetti concluse con la profonda abside, la cupola ed il campanile che oggi svettano con grazia sul complesso.
La chiesa nel suo aspetto settecentesco

Oltre a sorgere vicino al sito del palazzo degli imperatori romani d’occidente (dove venne promulgato nel 313 l’editto di Milano, che permise la libertà religiosa anche ai cristiani), la chiesa ebbe un ruolo importante durante il medioevo: qui era conservato in tempo di pace il carroccio, il carro con gonfalone che guidava la milizia comunale in battaglia. È interessante notare che il vessillo del comune di Milano era ed è ancora la croce di san Giorgio, rossa su campo bianco, quindi quale migliore luogo di culto per celebrare sia un santo importante che il prestigio cittadino? Nell’ambito della calata dell’imperatore Federico Barbarossa in Italia, nella chiesa venne posta sotto la protezione di san Giorgio una compagnia di 600 soldati, mentre le reliquie dei magi (custodite all’epoca a Sant’Eustorgio) vi furono nascoste nel tentativo, rivelatosi poi inutile, di proteggerle.  

Fra i capolavori all’interno della chiesa si devono citare, nella navata destra, la cappella di san Gerolamo con all’interno la tela cinquecentesca di Gaudenzio Ferrari che rappresenta il santo in penitenza. Nella terza cappella è incastonato il magnifico Ciclo della Passione di Bernardino Luini del 1516. Esso è composto di quattro tavole sormontate dall’affresco della Crocifissione; al centro c’è un Compianto, circondato dalla Fustigazione, l’Incoronazione di spine e l’Ecce Homo. Anche le altre cappelle hanno, però, la loro bellezza.
La cappella di san Gerolamo

Cappella della Passione

Nella navata sinistra, la cappella di sant’Antonio da Padova, con la statua lignea del santo risalente al Seicento e, a terra, l’unica lastra tombale della chiesa (ma anche il vescovo san Natale e santa Latina riposano nella chiesa); risale al 1768 e vi giace Isabella Serbelloni, figlia di Antonio, conte della Corte di Dovera.

La cappella della Madonna, con l’ottocentesco simulacro di Antonio Tantardini.


La tela in fonda alla cappella di san Carlo raffigura l’omonimo santo che offre la comunione a san Luigi Gonzaga ed è opera di Giuseppe Sogni, allievo di Hayez. Il quadro seicentesco sul muro sinistro è per celebrare la fine della peste di san Carlo, di Angelo Galli, mentre quello sul lato destro rappresenta la Madonna del Rosario ed è di Daniele Crespi, su disegno del Cerauno (lo zio).   

San Carlo ottiene la cessazione della peste
Madonna del Rosario



















Sui pilastri che si affacciano sul presbiterio ci sono ancora i capitelli delle vecchie colonne romaniche. Altri resti delle colonne dell’epoca si intravedono ai lati del portale d’ingresso.
Il ricco presbiterio

 

Approfondimenti

Descrizione di Milano

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