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Via Bagnera |
Usciti dalla chiesa di
San Giorgio, è ora di andare a
visitare la Milano che precedeva gli sventramenti urbani iniziati
nell’Ottocento. Questa è una città di viuzze, caseggiati stretti fra di loro,
poco verde e una certa sovrabbondanza di chiesette.
All’angolo nordovest di
Piazza San Giorgio inizia via Bagnera, il più stretto vicolo di questa zona
(anche se, con mia somma sorpresa, ho visto un furgoncino compiere
l’improbabile attraversamento). Proprio qui aveva il suo magazzino Antonio
Boggia, il “mostro di stretta Bagnera” (dall’antico nome del vicolo); costui si
era trasferito a Milano e aveva infine preso residenza nel 1831 in un
appartamento nella vicina via Nerino, di proprietà di Ester Perrocchio (che
abitava poco lontano, in via Santa Marta). Quando nel 1859 costei sparì, il
figlio Giovanni Maurier
denunciò il fatto ed i sospetti caddero sul di lei
capomastro e fiduciario, il Boggia appunto. Una serie di episodi poco chiari
sul come Boggia fosse divenuto gestore dei locali della Perrocchio e le
testimonianze dei vicini su suoi strani movimenti con grossi carichi gettarono
le prime ombre su quello che all’apparenza era un uomo che, quando non lavorava
sodo, trascorreva molto tempo nella vicina San Giorgio al Palazzo. La
situazione peggiorò ulteriormente quando si scoprì che Boggia aveva tentato,
anni prima, di uccidere nel proprio ufficio/magazzino il contabile Giovanni
Comi. La rivelazione che cambiò tutto fu però il ritrovamento del corpo
dell’anziana signora Perrocchio, murato nel suo stesso stabile. A quel punto
anche il magazzino del Boggia fu perquisito e si trovarono, per completare il
terribile quadro, altri tre corpi sepolti sotto il suolo: Angelo Ribbone,
Giuseppe Marchesotti e Pietro Meazza, tutti e tre abilmente truffati di grosse
somme di denaro o proprietà ed uccisi fra il 1849 ed il 1850. Boggia venne
dichiarato colpevole di tutti i delitti ed impiccato il 18 novembre 1861 sul
patibolo nei pressi di Porta Lodovica; la sua testa finì in seguito tra le mani
di Cesare Lombroso, che la studiò con grande interesse.
Dopo la sinistra parentesi, continuiamo il percorso. Giunti alla fine di via Bagnera, a destra inizia via Santa Marta e la passeggiata
sarebbe piuttosto pittoresca se non fosse per il continuo viavai di automobili
che, data l’angustia della strada, costringe a tenersi molto vicino ai muri e a
schivare gli altri passanti. All’incrocio con via San Maurilio (sul muro si
scorge ancora la vecchia dicitura “contrada di San Maurilio”; “contrada” era il
nome delle vie milanesi fino al XIX secolo) sorgeva una volta l’omonima chiesa
circondata dal palazzo di Federico da Montefeltro, celebre condottiero e conte
di Urbino, donatogli nel 1468 dal duca Galeazzo Maria Sforza; anni dopo apparterrà brevemente anche Lorenzo de’ Medici.
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Via Santa Marta |
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Via San Maurilio |
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L'angolo in cui sorgevano chiesa e palazzo |
Il quintuplice incrocio di cui fa parte via Santa Marta si chiama giustamente le Cinque Vie; la conformazione di queste strade è ancora di
epoca romana: via del Bollo (in precedenza via della Zecca) portava al foro,
via Santa Maria Fulcorina al teatro e via Santa Maria Podone al circo. La
quinta arteria, via Bocchetto (in passato conosciuta anche come corso delle
Cinque Vie), porta invece direttamente al Cordusio lambendo il palazzo dell'ex Banco di Roma. La zona venne pesantemente
danneggiata dai bombardamenti del ’43 e purtroppo rimangono ancora brutte
cicatrici come il “buco” a destra di via Santa Marta, dove sorgevano ancora
fino a pochi anni fa le rovine di uno degli edifici colpiti.
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Le Cinque Vie oggi... |
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... e la stessa veduta prima dei bombardamenti |
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Negli anni '60, ancora vivace |
Approfondimenti
Il giallo della stretta Bagnera
Un'architettura con un cielo in mezzo
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