È difficile non restare a bocca aperta entrando a San
Maurizio: non c’è centimetro quadrato dell’edificio che non sia affrescato eccetto
dove il Nirone, che scorre sotto la chiesa, ha fatto scrostare le pareti.
Questi affreschi, oltre ad essere belli, ci parlano dei potenti individui
dell’epoca e dei virtuosi pittori che erano apprezzati nella Milano
cinquecentesca.
Ai lati della porta si innalzano gli affreschi dell’ultima
campagna pittorica originaria del 1573, per mano di Simone Peterzano (allievo
di Tiziano e maestro di Caravaggio). È curioso il contrasto delle scene, in
quanto sulla metà a
sinistra della parete ci sono scene di famiglia: nella
lunetta Giacobbe riceve con un sotterfugio la benedizione di Isacco, mentre
sotto c’
è
la scena del ritorno del figliol prodigo. Sulla seconda met
à
invece ci sono scene piuttosto violente: nella lunetta Mos
è sta per
scaraventare le tavole del decalogo a terra dopo aver constatato che gli
Israeliti si sono dati all’idolatria in sua assenza, mentre la scena sottostante
raffigura Gesù che scaccia con una frusta i cambiamonete dal tempio.
Il tramezzo è opera dei Luini prima che il patriarca Bernardino
morisse. Sulla parte frontale vi sono tre livelli: quello superiore raffigura a
sinistra il martirio di san Maurizio e della sua legione tebana, che avevano
rifiutato di sterminare i correligionari cristiani durante una persecuzione.
C’è poi un’Assunzione al centro e
infine, a destra, una scena in cui il re burgundo san Sigismondo dedica
l’abbazia di San Maurizio d’Agauno all’omonimo santo e la sua morte per mano
dei Franchi. Nel secondo livello appaiono i committenti del ciclo: Alessandro
Bentivoglio e la moglie Ippolita Sforza in ginocchio circondati da santi mentre
nel livello inferiore vi sono raffigurate altre sante. Al centro sorge l’altare
settecentesco in marmo, mentre dietro si vede la grata che separava le monache
dai fedeli; questa grata era molto più ampia all’inizio, ma san Carlo volle
rafforzare la clausura e nel 1579 la fece ridurre e vi pose in alto una tela con
l’Adorazione dei magi, di Antonio
Campi.
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Il tramezzo dell'aula pubblica, o dei fedeli |
Nell’aula pubblica vi sono otto cappelle, spesso legate in un modo
o in un altro ai Bentivoglio. A parte la cappella Fiorenza (del 1573), le cappelle
risalgono al quarto di secolo 1530-1555. Partendo dalla prima sulla sinistra abbiamo
la cappella Bergamini, che rappresenta la resurrezione di Cristo affrescata da
Aurelio e Giovanni Pietro Luini (figli di Bernardino); la cappella è dedicata a
Bona del Monastirolo, detta contessa Bergamina dal matrimonio con Pietro
Bergamini, ed è interessante constatare che sia il marito sia il fratellastro
Giovanni Paolo Sforza (a sua volta genero di Alessandro e Ippolita) erano figli
illegittimi di Ludovico il Moro (avuti rispettivamente da Cecilia Gallerani e
Lucrezia Crivelli).
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Cappella Bergamini |
Le successive due cappelle sono quelle dei Del Carretto, marchesi di
Finale e fedeli alleati degli Sforza, a cui garantivano l’unico sbocco sul mar
Ligure. La prima è di Gian Giacomo Del Carretto e raffigura scene della vita e del
martirio di santo Stefano oltre al committente in abiti da cavaliere ospitaliere;
la seconda è di Giovanni II, genero dei Bentivoglio, ed ha affreschi dello
stesso pittore ignoto rappresentanti scene della vita di Giovanni Battista.
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Cappelle Del Carretto |
Le cappelle davanti al tramezzo sono quelle dei Bentivoglio: quella
di sinistra è di Giovanni e rappresenta la Deposizione,
anche se l’affresco dei fratelli Luini è interrotto dalla porta che in origine
portava alla sagrestia e dalla successiva apertura fatta per passare nell'aula delle monache; la cappella a destra, dedicata a Giovanni Bentivoglio e
sempre dei Luini, portava invece al chiostro barocco (con l’angioletto che
scosta la tenda affrescata dalla porta) e raffigura l’Ecce Homo, l’Incoronazione di spine e la Crocifissione.
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Cappella Bentivoglio di destra |
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Cappella Bentivoglio di sinistra |
Abbiamo poi la cappella Besozzi, che è sia la prima cappella ad
essere affrescata (1530) sia l’ultima opera di Bernardino Luini. Questa ha
scene della Passione di Cristo e il
martirio di santa Caterina, alla quale il committente Francesco Besozzi è molto
devoto e a cui la dedica (la scena della decapitazione della santa potrebbe riprendere
quella di Bianca Maria Scapardone).
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Cappella Besozzi |
La cappella Simonetta (o della Pietà) è commissionata dai fratelli
Francesco Bernardino e Giovanni Battista Simonetta, parenti di Ippolita Sforza
(sua madre era Bianca Simonetta). Al centro del corteo di putti e santi c’è la tela
del Compianto; il tutto è opera di
Callisto Piazza e del figlio Furio.
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Cappella Simonetta |
L’ultima in ordine e data di realizzazione è la cappella Fiorenza,
del 1573. Questa è decorata da Ottavio Semino e ha affreschi molto rovinati con
la vita di san Paolo e parecchi stucchi che incorniciano la tela e coprono la volta
e gli angoli della cappella stessa.
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Cappella Fiorenza |
Varcando l’apertura nella cappella Bentivoglio si giunge nella
sala delle monache; colpiscono subito il coro ligneo, con i suoi cento seggi e
cinque secoli portati benissimo, e il grande organo Antegnati del 1556. Il
pontile davanti al tramezzo conserva gli affreschi più antichi di San Maurizio,
che rappresentano Dio Padre attorniato da angeli ed Evangelisti, ma anche l’antistante
Annunciazione (con l’insolita scena
del Bambino che vola verso Maria, al posto della colomba), le pitture a
candelabre sulle lesene e i numerosi santi nella parte superiore delle cappelle e nei
matronei risalgono agli anni ‘10 del Cinquecento.
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Cappella dell'Arca |
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L'altare dipinto |
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Controfacciata a destra |
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Controfacciata a sinistra |
Le ultime parti dipinte risalgono a poco tempo fa: nella prima met
à
dell’Ottocento le volte sono dipinte da Alessandro Sanquirico, scenografo della
Scala che ha dipinto anche la volta del duomo con un simile disegno neogotico.
Sono forse opera di Costantino Longhetti i calmi paesaggi nelle cappelle
laterali, dove fino agli inizi del Novecento c’erano pitture a strisce
verticali bianche e nere.
Oggi possiamo finalmente goderci questa meravigliosa chiesa dopo i recenti restauri, che l'hanno fatta tornare a buona parte del suo splendore originario nonostante le vicissitudini della storia.
Approfondimenti
San Maurizio al Monastero Maggiore
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