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Pianta ottocentesca del monastero |
Come con molti edifici di Milano,
è difficile oggi immaginare che
San Maurizio fosse a suo tempo il pi
ù grande monastero femminile della citt
à.
Vediamo cosa ne rimane.
Iniziamo con la storia, per dare un po’ di contesto. L’
area
dove sorge il monastero almeno dall’VIII secolo era occupata pochi secoli prima
dai
carceres dell’antico circo
romano, di cui ricicla una torre per il campanile mentre un’altra torre della
cinta muraria diventa una cappella. Fino all’XI secolo era dedicato a Maria, ma
nel 1148
cambia il nome in San Maurizio ed
è uno dei pochi edifici
risparmiati dal Barbarossa quando far
à radere al suolo Milano nel 1162. Per
tutto il Duecento il monastero si espande ricevendo in eredit
à
vaste terre, fabbricati e propriet
à nel Milanese, lungo l’Olona e in
Brianza, oltre ad includere le figlie di numerose famiglie in vista di Milano.
Durante le lotte fra Torriani e Visconti si alternano come badesse
dell’importante istituzione membri di entrambe le famiglie (Belengeria per i
primi e Francesca per i secondi), a rifletterne il ruolo prestigioso. Durante
il dominio visconteo, per
ò, la vita monastica si rilassa e le inquiline di San
Maurizio cominciano a godere di pessima reputazione a causa di sregolatezze e
pigrizia; all’inizio del Cinquecento le benedettine entrano a far parte della
congregazione cassinese a capo di San Pietro in Gessate e da qui comincia la
rinascita: nel 1503 si d
à inizio ai lavori per costruire la nuova chiesa, che viene
completata circa settant’anni dopo. Questa si compone di una singola navata
divisa a met
à
da un tramezzo che separa le monache dal resto della congregazione durante la
messa; la prima fase degli affreschi
è commissionata dal futuro governatore
di Milano Alessandro Bentivoglio, figlio dell’esiliato signore di Bologna
Giovanni II e marito di Ippolita Sforza (il cui nonno era il duca Galeazzo
Maria); una figlia, Bianca, diventer
à anche badessa di San Maurizio mentre
altre ne diverranno monache. Alessandro assume il leonardesco Bernardino Luini che,
assieme ai figli Giovan Pietro ed Aurelio, affresca gran parte degli interni.
In seguito vari parenti dei Bentivoglio (in particolare i liguri Del Carretto e
altri rami degli Sforza) si fanno dedicare le cappelle dell’aula pubblica dell’edificio.
I lavori principali terminano con l’armoniosa facciata di Francesco Pirovano
nel 1574.
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La facciata prima degli interventi ottocenteschi |
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San Maurizio oggi |
La vita del monastero va avanti fra alti e bassi fino al
1798, quando viene chiuso e trasformato in caserma da Napoleone. Gli orti di
San Maurizio vengono infine smembrati nell’Ottocento dalle nuove vie Ansperto e
Luini, che si intersecano in mezzo alla propriet
à e causano problemi di staticità alla chiesa (in
questo secolo si rimuovono per precauzione gli obelischi ai lati della facciata
e si inseriscono dei tiranti metallici nell’aula delle monache).
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Il portale di accesso agli orti |
Oltre alla chiesa si possono ancora visitare i chiostri: quello
seicentesco di Giacomo Muttone, che fa da ingresso al museo archeologico è
ancora intatto, mentre i resti del secondo chiostro (purtroppo quasi cancellato
dai bombardamenti della seconda guerra mondiale e dai successivi lavori per
creare il museo stesso) sorgono sul retro del museo e parte del chiostro
maggiore, sventrato nel 1871 per far passare via Luini, si può scorgere a
sinistra della chiesa. Un’altra testimonianza del monastero è la cosiddetta
torre di Ansperto (dal nome dell’arcivescovo che fece restaurare questa
porzione delle mura), una struttura difensiva romana convertita in cappella con
affreschi di influenza giottesca.
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L'ingresso del chiostro barocco |
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Interno del chiostro barocco |
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I resti del chiostro posteriore |
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Il chiostro grande |
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Gli affreschi al piano terra della torre |
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Affreschi del secondo piano |
Approfondimenti
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