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lunedì 6 novembre 2017

Bianca Maria Scapardone, una femme fatale rinascimentale



Santa Caterina o la contessa di Challant
Prima di continuare con la chiesa di San Maurizio, introdurrò un personaggio coinvolto nella storia di questa chiesa e con la famiglia Bentivoglio (i maggiori contributori alle decorazioni interne). La tradizione vuole che nella cappella di santa Caterina, dove è rappresentata la santa nel momento della sua decapitazione, si possano riconoscere i tratti di una donna che ne condivide la sorte: Bianca Maria Scapardone, contessa di Challant e femme fatale del rinascimento milanese.

Questa era nata attorno al 1500 nel Monferrato da una ricca famiglia e si era sposata giovanissima con Ermes Visconti, membro di un ramo cadetto della dinastia; si trasferisce perciò a Milano, dove entra con grandissimo sfarzo in una carrozza dorata dono del cognato Francesco. È straordinariamente bella e vivace (in più il padre muore pochi mesi dopo, lasciandole un patrimonio ancora più

martedì 31 ottobre 2017

La Sistina di Milano: San Maurizio al Monastero Maggiore (1/2)



Pianta ottocentesca del monastero
Come con molti edifici di Milano, è difficile oggi immaginare che San Maurizio fosse a suo tempo il più grande monastero femminile della città. Vediamo cosa ne rimane.

Iniziamo con la storia, per dare un po’ di contesto. L’area dove sorge il monastero almeno dall’VIII secolo era occupata pochi secoli prima dai carceres dell’antico circo romano, di cui ricicla una torre per il campanile mentre un’altra torre della cinta muraria diventa una cappella. Fino all’XI secolo era dedicato a Maria, ma nel 1148

mercoledì 28 dicembre 2016

Le tre reincarnazioni di Porta Ticinese



Delle sei porte principali di Milano, Porta Ticinese è l’unica di cui si possano vedere le strutture sorte lungo la cinta muraria romana, medievale e spagnola.

Lungo il cardo maximus (l’antico asse viario che intersecava il foro e si dirigeva a sudovest verso Ticinum, oggi Pavia, e a nordest verso Monza) sorge Porta Ticinensis, edificata dai Romani nella seconda metà del I secolo a.C. Era costituita da due torri ottagonali che facevano da cornice ad altrettanti portali ad arco (uno per uscire, l’altro per entrare dalla città) e all’esterno sorgeva un ponte per attraversare il Nirone, parte del fossato navigabile del municipium. L'incrocio delle strade presso questa porta (quadrivium) ha dato il suo nome attuale al Carrobbio. La torre sulla destra per chi entra in città,

lunedì 26 dicembre 2016

Sant'Eustorgio: un vecchio cuore cristiano (2/2)



Riprendiamo la visita dal post precedente su Sant'Eustorgio; visitati i dintorni e gli ambienti esterni, adesso si entra. Tornando nel portico si può scendere la scalinata che porta a una porzione della necropoli, divisa in tre ambienti, dove si possono osservare i vari tipi di sepolture nei quali riposavano pagani e cristiani.



Il reliquiario dei magi, di solito posto in una nicchia
Finalmente è ora di accedere alla basilica. Il primo incontro che si fa è quello con la vecchia abside dell’edificio paleocristiano dietro all’altare; continuando oltre si giunge alla cappella dei magi, la ragion d’essere dell’intero complesso. I corpi che secondo la tradizione appartengono a quei tre illustri saggi che, seguendo la stella, visitarono Gesù bambino non sono più nel sepolcro originale dal 1164, quando il Barbarossa li consegnò al fidato cancelliere ed arcivescovo di Colonia