Riprendiamo la visita dal post precedente su Sant'Eustorgio;
visitati i dintorni e gli ambienti esterni, adesso si entra. Tornando nel
portico si può scendere la scalinata che porta a una porzione della necropoli, divisa in tre
ambienti, dove si possono osservare i vari tipi di sepolture nei quali
riposavano pagani e cristiani.
Il reliquiario dei magi, di solito posto in una nicchia |
Finalmente è ora di accedere alla basilica. Il primo
incontro che si fa è quello con la vecchia abside dell’edificio paleocristiano
dietro all’altare; continuando oltre si giunge alla cappella dei magi, la
ragion d’essere dell’intero complesso. I corpi che secondo la tradizione
appartengono a quei tre illustri saggi che, seguendo la stella, visitarono Gesù
bambino non sono più nel sepolcro originale dal 1164, quando il Barbarossa li
consegnò al fidato cancelliere ed arcivescovo di Colonia
Rainaldo di Dassel (la celebre cattedrale della città venne poi ricostruita per dare più dignità alle spoglie che custodiva). A sinistra si può notare però il trittico marmoreo con le storie dei magi, sormontato dalla teca in cui sono conservati i pochi resti ceduti al cardinal Ferrari dall’omologo coloniese Anton Fischer nel 1904: una tibia, due fibule ed una vertebra. Nell’angolo in fondo alla cappella, invece, è difficile non notare l’imponente mole dell’arca tardoromana in cui giacquero per secoli i tre re. Sul coperchio si legge, sotto l’ennesima stella cometa, sepulcrum trium magorum e si può sbirciare all’interno del sarcofago attraverso un’apertura sul lato corto. Sul pilastro fra i due spazi si vede ancora la stella incisa su una lastra di pietra.
Rainaldo di Dassel (la celebre cattedrale della città venne poi ricostruita per dare più dignità alle spoglie che custodiva). A sinistra si può notare però il trittico marmoreo con le storie dei magi, sormontato dalla teca in cui sono conservati i pochi resti ceduti al cardinal Ferrari dall’omologo coloniese Anton Fischer nel 1904: una tibia, due fibule ed una vertebra. Nell’angolo in fondo alla cappella, invece, è difficile non notare l’imponente mole dell’arca tardoromana in cui giacquero per secoli i tre re. Sul coperchio si legge, sotto l’ennesima stella cometa, sepulcrum trium magorum e si può sbirciare all’interno del sarcofago attraverso un’apertura sul lato corto. Sul pilastro fra i due spazi si vede ancora la stella incisa su una lastra di pietra.
Dietro l’altare maggiore si può vedere l’impressionante Ancona della Passione. L’opera è composta da due livelli di otto formelle con la passione di Gesù e al centro una formella più grande rappresentante la crocefissione, questa probabilmente di Jacopino da Tradate; il tutto è sormontato da sei statue di santi e al polittico sono anteposti una dozzina di busti reliquiari in argento. Il grande crocifisso col Christus patiens appeso alla volta risale al Duecento e proviene dal Veneto, mentre sotto l'altare si intravede l'arca con le spoglie dei vescovi milanesi Eustorgio, Magno ed Onorato.
Seguendo la navata destra ci si imbatte in una serie di cappelle gentilizie di importanti famiglie milanesi: quella dei Torriani, le due dei Visconti e quelle dei Caimi, dei Torelli e dei Brivio, tutti fedelissimi della vipera (esclusi ovviamente i Torriani).
Le cappelle sono più recenti a mano a mano che si avanza
verso l’ingresso di Sant’Eustorgio e vanno dalla metà del XIII alla fine del XV
secolo; la prima è quella dei Torriani (cappella di san Martino), voluta forse da un Martino o
dall’arcivescovo Cassono Torriani che però morì durante l’esilio impostogli dai Visconti;
la cappella venne poi donata da Filippo Maria Visconti a Giorgio Aicardi (che
fu anche nominato conte di Cigognola per aver scoperto una congiura ai suoi
danni) e ai suoi discendenti.
I quattro evangelisti di Michelino da Besozzo |
Monumento dei signori di Angera |
Monumento di Gaspare Visconti |
Il presepe costruito nel periodo natalizio (2016) |
L’altra cappella Visconti (o cappella di san Tommaso) fu voluta dal secondo signore di Milano Matteo Visconti alla fine del Duecento, ma si ignora se vi giaccia in quanto colpito da scomunica e condanna di eresia; il figlio Stefano riposa assieme alla seconda moglie Valentina Doria nel grande monumento funebre opera di maestri campionesi.
La cappella Caimi, o del Rosario, contiene il sarcofago di Protasio Caimi (ambasciatore e condottiero milanese del Trecento) e la statua della Madonna del Rosario, che viene portata in processione nel quartiere l’ultimo lunedì di ottobre.
La Madonna del Rosario |
Nella penultima cappella, quella si san Tommaso, giace il conte di Guastalla Guido Torelli. Il raffinato monumento di Jacopino da Tradate rappresenta figure di
santi con al centro una Madonna con bambino assieme al committente che prega ed è opera
della scuola di Jacopino da Tradate, se non addirittura sua. Interessanti i tendaggi che sovrastano la statua di Pietro e il Padreterno nel baldacchino in cima all'opera.
Affreschi seicenteschi e altare settecentesco |
La cappella Brivio è quella che si può vedere sulla destra della facciata di Sant’Eustorgio e risale alla fine del Quattrocento. L’occupante è Giacomo Stefano Brivio, questore delle entrate ordinarie del ducato di Milano e cognato di Cecilia Gallerani (l’amante di Ludovico il Moro nonché leonardesca dama con l’ermellino). Il graziosissimo sarcofago dei fratelli Francesco e Tommaso Cazzaniga e Benedetto Briosco con scene dell’infanzia di Gesù. Una bella cupola ornata di medaglioni con busti sormonta la struttura e in fondo vi si trova un trittico del Bergognone.
Nonostante i vari rimaneggiamenti, si possono ancora trovare tracce degli affreschi che ornavano i pilastri della basilica. Peccato averli persi quasi tutti, ma la fantasia aiuta a immaginare quanta bellezza e colore vi fossero una volta in un luogo tanto trasformato dalla storia.
Ora le pareti sono buie e spoglie... |
Gli interni col "restauro" neoromanico |
Dettagli di affreschi romanici |
Approfondimenti
Basilica di Sant'EustorgioBasilica di S. Eustorgio - complesso
Della chiesa di Sant'Eustorgio in Milano
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