martedì 29 novembre 2016

Sant'Eustorgio: un vecchio cuore cristiano (1/2)


Si sa che a Milano il duomo e Sant’Ambrogio sono le chiese per eccellenza ma, se volessimo creare un podio, a quale edificio religioso spetterebbe il terzo posto? Se ne potrebbe discutere a lungo, ma ritengo che la basilica di Sant’Eustorgio non abbia rivali. Non solo è un luogo di grandissima antichità, ma custodisce una tale moltitudine di tradizioni religiose, di reliquie e di capolavori da non temere la concorrenza di molte altre chiese, non solo a Milano. 

La basilica sorge sul terreno di un’antica necropoli del III secolo d.C. e fu preceduta da un edificio di culto paleocristiano. La leggenda narra che Eustorgio I avesse ricevuto in dono da Costante le reliquie dei magi dopo aver fatto visita a Costantinopoli. Mentre tornava a Milano per essere insediato come vescovo, il carro che trasportava le reliquie si fece così pesante
che i buoi si fermarono; il sito era nelle vicinanze del luogo nel quale si tramandava che l’apostolo Barnaba, compagno di Paolo, avesse somministrato i primi battesimi nella città e si decise di fondare lì la nuova basilica per conservare le reliquie. In ricordo dei due eventi, ancora oggi i neovescovi di Milano entrano in città passando prima per Sant'Eustorgio. Dopo l’invasione e le distruzioni del Barbarossa nel 1162, le spoglie furono portate nella cattedrale di Colonia. Non fu però la fine della basilica: nel 1227 la chiesa divenne sede dei domenicani, che vi avevano già una presenza, e il complesso con l'annesso monastero ospitarono l’Inquisizione. Legato a queste vicende è l’inquisitore Pietro da Verona, che viene ucciso nel 1252 dai catari che contrastava con foga mentre si dirigeva verso Como dalla sua basilica milanese. Oggi è conosciuto come Pietro Martire e il suo corpo giace nella cappella Portinari. Alla fine del secolo i Visconti, ormai signori di Milano, vi consacrarono la loro cappella più antica vicino a quella dei loro sconfitti avversari guelfi, i Torriani. Fra il Seicento e il Settecento la basilica venne modificata secondo gli stili dell’epoca, ma nella seconda metà dell’Ottocento il complesso venne ristrutturato per riportarlo ad un aspetto romanico da Giovanni Brocca ed Enrico Terzaghi, perdendo il rosone, gli interni barocchi e gli edifici che nascondevano le cappelle all'esterno.

La basilica è a tutt'oggi, dopo secoli di tradizione, destinazione del corteo dei magi; questi, partendo dalla piazza del Duomo, incontrano "Erode" a San Lorenzo e giungono infine alla piazza di Sant'Eustorgio per offire i loro doni al Santo Bambino.  
   
Sant'Eustorgio nel XVIII secolo, prima delle modifiche

L'esterno

Dopo la rapida presentazione vediamo un po' i luoghi. In piazza Sant'Eustorgio, dando le spalle alla strada, ecco i primi elementi che saltano all'occhio: sulla destra, lungo via Santa Croce, c'è una casa rosa con una targa che ricorda il vecchio fonte usato da Barnaba. Oggi è sotto terra e sigillato con una lastra, ma fino al 1844 sul luogo esisteva il sacello di San Barnaba al Fonte.   

Girando lo sguardo verso sinistra si noterà una colonna sormontata da un santo con una spada conficcata nel cranio: ecco una delle poche colonne votive rimaste a Milano. In questo caso si tratta ovviamente di san Pietro Martire, di cui vediamo il pulpito rifatto nel 1597 nell’angolo che la basilica forma con il Museo Diocesano (era così popolare che durante le sue prediche lo spazio all’interno delle navate non bastava, pertanto si fece costruire una struttura lignea all’esterno, dove molti più fedeli potessero udirlo). 

Camminando lungo il lato destro della basilica, invece, si possono apprezzare l'esterno delle cappelle e la bella architettura rinascimentale della cappella Portinari, sul retro. La cappella ebbe tanto successo da ricevere una "sorella" con Nostra Signora di Loreto a Finale Ligure (i marchesi di Finale furono fedeli alleati del ducato di Milano). Il campanile svetta ovunque nella zona; coi sui 75 metri di altezza era la torre campanaria più alta di Milano fino a quando, nell'Ottocento, venne realizzata quella di San Carlo al Corso. Si noti la stella in cima: il simbolo dei magi, molto ricorrente nell'intero complesso. La torre ospita il più antico orologio pubblico di Milano (anche se si contende il primato con quello di San Gottardo in Corte).

Ora prepariamoci ad entrare dalla parte dei chiostri, ma prestiamo attenzione alla stella sulla chiave di volta del portale centrale di Sant'Eustorgio.


Alcune delle cappelle laterali


La cappella Portinari e il campanile


Monastero e cappella Portinari 

I due chiostri ospitano oggi il Museo Diocesano, ricco di opere importantissime del patrimonio religioso ambrosiano. Per accedere alla cappella Portinari si devono attraversare la sala capitolare e la sagrestia, ricolme di reliquie di tutte le epoche e tipologie. Una che spicca è il pollice di san Tommaso d'Aquino, il domenicano che scrisse la Summa Theologiae, ma anche un frammento della croce di Gesù.

Dito di Tommaso, sala capitolare
La sagrestia

 












   

Dopo tanti tesori sembra difficile essere nuovamente stupiti, ma qui inizia il bello: la cappella, infine! Non si conosce con certezza l'architetto, ma le influenze del rinascimento toscano sono forti; gli affreschi sono di Vincenzo Foppa. In mezzo alla cappella si erge l'arca di san Pietro Martire, opera di Giovanni di Balduccio per custodire il corpo del santo, il quale è sorretto dalle virtù e circondato da altri santi. Sia il ciclo pittorico che quello scultoreo raffigurano scene della vita di Pietro da Verona. I colori vivissimi delle scaglie sulla cupola e gli intensi toni marmorei del bianco di Carrara e del rosso di Verona dell'arca giocano con la luce per creare un'atmosfera molto suggestiva.

La cappella fu finanziata da Pigello Portinari (se il cognome suona familiare, esatto: è la famiglia di quella Bice Portinari tanto amata da Dante), direttore della filiale di Milano del Banco dei Medici, che vi fu sepolto nel 1468. Sul suo sepolcro viene posto dal 1875 quello di Pietro Martire, voluto un secolo prima dal signore di Milano Azzone Visconti e originariamente collocato nella basilica stessa.











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