|
Testa di Massimiano |
Il 285 d.C.
è un grande anno per
Mediolanum. Dopo i tempi difficili della
crisi del III secolo, in cui qualsiasi generale poteva essere eletto imperatore
dalle proprie legioni, i pretoriani facevano e disfavano Cesari e c’erano continui
tentativi di secessione di intere province, arriva nel 284 un nuovo e deciso sovrano:
Diocleziano. L’anno successivo l'imperatore decide che, per meglio amministrare l’enorme
e sconvolto territorio romano,
è necessario associarsi un uomo di fiducia. Questi
è
Massimiano, che gestir
à la met
à occidentale dell’impero da Milano (maggiormente vicina ai confini da difendere);
Diocleziano si concentrer
à sull’oriente da Nicomedia, lontana dall’ormai debole
senato di Roma. Massimiano comincia enormi lavori per rendere Milano una residenza degna di lui: amplia le terme costruite da Commodo, fa edificare un
enorme circo per le corse di cavalli, d
à inizio ai lavori per il complesso del
palazzo imperiale ed espande la cinta muraria per inglobare questi nuovi
monumenti. In un angolo di citt
à fra corso Magenta e
via Circo vedremo
le testimonianze di questo passato.
In via Brisa si possono ammirare i resti di una porzione del
palazzo imperiale: ora sembrano poca cosa, ma per oltre un secolo da qui si amministrò
l’Europa occidentale e, sempre nelle sue stanze, Costantino e Licinio firmarono
nel 313 l’editto di Milano, che mise fine alle persecuzioni dei cristiani
concedendo la libertà religiosa a tutti i cittadini dell’impero. Nel 452 Attila
stesso vi celebra la presa della città, mentre nel 950 vi soggiorna
brevemente Adalberto, l’ultimo re d’Italia prima della definitiva dominazione
degli Ottonidi del Sacro Romano Impero; dopo questo periodo, il palazzo viene
abbandonato e inglobato da nuovi edifici. Quando si dice palazzo non si deve
pensare ad un enorme edificio come quello di Versailles, bensì
ad un vasto complesso di strutture più o meno collegate: terme, aule,
basiliche, alloggi, cortili e così via. Questi si estendevano da corso
Magenta a piazza Mentana, toccando anche piazza Borromeo e dando il nome alla
chiesa di San Giorgio al Palazzo.
|
La piccola porzione visibile del palazzo imperiale |
|
I mosaici che si intravedono in via Gorani |
|
La torre dei carceres e lastricato stradale |
Attraverso via Ansperto si raggiunge il museo archeologico,
ospitato nelle strutture che circondano la splendida San Maurizio al Monastero
Maggiore. Il campanile di questa chiesa è sorprendentemente una delle due torri
dei carceres del circo, cioè
le torri ai lati dell’ingresso dei carri da corsa. Fa un certo effetto
immaginarsi una scena alla Ben-Hur in cui le quadrighe partono da qui per
correre lungo via Luini, via Cappuccio, effettuare la stretta curva nei pressi
di via Circo (che ne ricorda l’esistenza) e via Medici per poi tirare dritti
verso il punto di partenza in via Ansperto. Queste corse non erano solo uno degli
svaghi amati dai Romani, ma rappresentavano anche l’eternità di Roma
stessa: le quattro squadre erano le stagioni che si susseguono all’infinito e
che gravitano attorno al sole, mentre l’imperatore che vi assisteva dalla
tribuna ufficiale era la personificazione di tutto ciò e, anche per questo
motivo, i palazzi imperiali si affacciavano tipicamente sui circhi. La
struttura è
ancora in piedi nel 604, quando Adaloaldo viene qui associato al trono
longobardo dal padre Agilulfo, ma viene smantellato nell’alto medioevo per
recuperarne i materiali.
|
Resti in via Circo |
|
Altri resti del muro del circo |
|
La torre di Ansperto e il segmento di mura |
Un altro elemento che fa capolino nel cortile di San
Maurizio è
la cosiddetta torre di Ansperto, la torre meglio conservata dell’intero circuito
murario romano. Questa ha 24 lati e si appoggia ancora oggi su una discreta porzione
di muraglia; la costruzione è ancora in piedi perché
venne riutilizzata nel medioevo come cappella.
Nessun commento:
Posta un commento