lunedì 9 ottobre 2017

La finestra sulla Mediolanum imperiale



Testa di Massimiano
Il 285 d.C. è un grande anno per Mediolanum. Dopo i tempi difficili della crisi del III secolo, in cui qualsiasi generale poteva essere eletto imperatore dalle proprie legioni, i pretoriani facevano e disfavano Cesari e c’erano continui tentativi di secessione di intere province, arriva nel 284 un nuovo e deciso sovrano: Diocleziano. L’anno successivo l'imperatore decide che, per meglio amministrare l’enorme e sconvolto territorio romano, è necessario associarsi un uomo di fiducia. Questi è Massimiano, che gestirà la metà occidentale dell’impero da Milano (maggiormente vicina ai confini da difendere); Diocleziano si concentrerà sull’oriente da Nicomedia, lontana dall’ormai debole senato di Roma. Massimiano comincia enormi lavori per rendere Milano una residenza degna di lui: amplia le terme costruite da Commodo, fa edificare un enorme circo per le corse di cavalli, dà inizio ai lavori per il complesso del palazzo imperiale ed espande la cinta muraria per inglobare questi nuovi monumenti. In un angolo di città fra corso Magenta e
via Circo vedremo le testimonianze di questo passato.

In via Brisa si possono ammirare i resti di una porzione del palazzo imperiale: ora sembrano poca cosa, ma per oltre un secolo da qui si amministrò l’Europa occidentale e, sempre nelle sue stanze, Costantino e Licinio firmarono nel 313 l’editto di Milano, che mise fine alle persecuzioni dei cristiani concedendo la libertà religiosa a tutti i cittadini dell’impero. Nel 452 Attila stesso vi celebra la presa della città, mentre nel 950 vi soggiorna brevemente Adalberto, l’ultimo re d’Italia prima della definitiva dominazione degli Ottonidi del Sacro Romano Impero; dopo questo periodo, il palazzo viene abbandonato e inglobato da nuovi edifici. Quando si dice palazzo non si deve pensare ad un enorme edificio come quello di Versailles, bensì ad un vasto complesso di strutture più o meno collegate: terme, aule, basiliche, alloggi, cortili e così via. Questi si estendevano da corso Magenta a piazza Mentana, toccando anche piazza Borromeo e dando il nome alla chiesa di San Giorgio al Palazzo.

La piccola porzione visibile del palazzo imperiale
I mosaici che si intravedono in via Gorani
  
La torre dei carceres e lastricato stradale
Attraverso via Ansperto si raggiunge il museo archeologico, ospitato nelle strutture che circondano la splendida San Maurizio al Monastero Maggiore. Il campanile di questa chiesa è sorprendentemente una delle due torri dei carceres del circo, cioè le torri ai lati dell’ingresso dei carri da corsa. Fa un certo effetto immaginarsi una scena alla Ben-Hur in cui le quadrighe partono da qui per correre lungo via Luini, via Cappuccio, effettuare la stretta curva nei pressi di via Circo (che ne ricorda l’esistenza) e via Medici per poi tirare dritti verso il punto di partenza in via Ansperto. Queste corse non erano solo uno degli svaghi amati dai Romani, ma rappresentavano anche l’eternità di Roma stessa: le quattro squadre erano le stagioni che si susseguono all’infinito e che gravitano attorno al sole, mentre l’imperatore che vi assisteva dalla tribuna ufficiale era la personificazione di tutto ciò e, anche per questo motivo, i palazzi imperiali si affacciavano tipicamente sui circhi. La struttura è ancora in piedi nel 604, quando Adaloaldo viene qui associato al trono longobardo dal padre Agilulfo, ma viene smantellato nell’alto medioevo per recuperarne i materiali.
Resti in via Circo
Altri resti del muro del circo

La torre di Ansperto e il segmento di mura
Un altro elemento che fa capolino nel cortile di San Maurizio è la cosiddetta torre di Ansperto, la torre meglio conservata dell’intero circuito murario romano. Questa ha 24 lati e si appoggia ancora oggi su una discreta porzione di muraglia; la costruzione è ancora in piedi perché venne riutilizzata nel medioevo come cappella.

 

 

Resti di una villa altoimperiale

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Approfondimenti

Immagini di Mediolanum

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